Serie Tv
😴: Noiosa

Dal 24 giugno sono disponibili su Disney Plus i primi tre episodi di Ironheart, nuova miniserie Marvel composta da sei puntate. I restanti episodi usciranno mercoledì 2 luglio.

Trama

La protagonista è Riri Williams (Dominique Thorne), una giovane studentessa di ingegneria dotata di un’intelligenza fuori dal comune. Dopo la morte della sua migliore amica, decide di costruire un’armatura tecnologica ispirata a quella di Iron Man. A complicare le cose ci pensa Parker Robbins (Anthony Ramos), villain mascherato che sembra nascondere più misteri che reali minacce.


RECENSIONE

Uno storico spot degli anni ’80 chiudeva con la frase:

Diffidate dalle imitazioni!”

Ecco, forse oggi dovrebbe essere la stessa Disney a diffidare la Marvel dal proporre copie sbiadite del suo Iron Man.

Perché diciamolo subito: Ironheart è una miniserie che lascia molti dubbi. E se la copia viene anche piegata alle linee editoriali più forzatamente woke e politicamente corrette, il risultato rischia di diventare ancora più fragile.

Riassumo i punti principali in tre spunti, così andiamo dritti al punto:


1. Ironheart arriva fuori tempo massimo

Nata in piena fase woke, l’idea alla base è chiara: offrire una nuova versione di Tony Stark, ma al femminile, nera, povera, e cresciuta in contesti difficili. Un’operazione interessante solo sulla carta.
Il messaggio è inclusivo e anche giusto:

“Anche tu puoi diventare Iron Man”.

Peccato che nella serie tutto sia accelerato o dato per scontato. Manca la costruzione, manca la scrittura forte che renda credibile il passaggio da studentessa geniale a supereroina. Un’idea buona, sviluppata male.


2. Dominique Thorne non è (ancora) Robert Downey Jr.

Tony Stark e Robert Downey Jr. sono diventati una cosa sola in dieci anni di MCU.
Dominique Thorne ha carisma, ci prova, ma la sua Riri Williams non buca lo schermo. Oscilla tra genio ribelle e ragazza traumatizzata, senza trovare un equilibrio convincente.
Sembra che gli autori stessi non abbiano ancora deciso che direzione darle. Il confronto con Iron Man è inevitabile e rischia di schiacciarla.
Serve una cifra interpretativa chiara. E serve presto.


3. Un cattivo che non fa paura

Anthony Ramos nel ruolo di Parker Robbins non funziona. Il suo mantello è pieno di misteri, ma non basta per costruire un vero antagonista.
Il cattivo in una serie Marvel deve essere potente, temibile, magnetico. Qui invece siamo ancora nella fase vediamo che succede. Un po’ Aspettando Godot, ma con le luci spente.
E quando il villain non tiene, tutto il racconto vacilla.


QUINDI: IRONHEART È DA EVITARE?

In teoria sì. Ma due elementi ci fanno ancora restare sintonizzati:

  • L’intelligenza artificiale Nathalie, nata dalla mente e dal dolore di Riri, ha un potenziale narrativo interessante. Potrebbe aprire riflessioni sull’umanizzazione dell’AI più di quanto abbia fatto Secret Invasion.

  • L’eredità di Iron Man. Chi sarà il suo vero successore? Riri oggi non sembra pronta. Ma mai dire mai nel mondo Marvel.

Insomma: Ironheart è un quasi no, ma quel “quasi” è la scintilla che ci fa restare incollati allo schermo almeno fino al 2 luglio. Perché magari il finale ci smentisce. E in fondo, i miracoli, nel multiverso, sono all’ordine del giorno.

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Roberto Sapienza
Non chiedete ad un nevrotico egocentrico  di scrivere la proprio bio. Sono Roberto Sapienza, sono un diversamente  ignorante. Leggetemi e forse capiremo chi sono

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