Running Point è una serie Netflix creata da Elaine Ko, Mindy Kaling, Ike Barinholtz e David Stassen, con Kate Hudson, Drew Tarver, Scott MacArthur, Fabrizio Guido, Toby Sandeman, Justin Theroux e Brenda Song. La serie, composta da dieci episodi, ha ottenuto buoni riscontri di pubblico e Netflix ha già annunciato il rinnovo per una seconda stagione.
Trama
Isla Gordon (Kate Hudson) si ritrova improvvisamente alla guida dei Los Angeles Waves, una delle squadre di basket più celebri degli Stati Uniti. La sua nomina a presidente arriva in seguito a uno scandalo che coinvolge il fratello maggiore Cam (Justin Theroux), costretto a ritirarsi temporaneamente. Ma la nuova posizione di Isla non è ben vista né dalla sua famiglia né dai giocatori della squadra. I fratelli Ness (Scott MacArthur) e Sandy (Drew Tarver) dubitano delle sue capacità e cercano in ogni modo di ostacolarla. Come se non bastasse, Isla scopre di avere un altro fratellastro, Jackie, il cui arrivo complica ulteriormente gli equilibri familiari.
Recensione di Running Point: il “Ted Lasso” di Netflix?
Ho deciso di guardare Running Point sia per la mia passione per Kate Hudson, che seguo dai suoi esordi cinematografici, sia per la curiosità suscitata dalle prime recensioni entusiastiche, che la paragonavano a Ted Lasso.
Diciamolo subito: il confronto è azzardato. Pur avendo buone potenzialità narrative e un cast brillante, la serie alterna momenti coinvolgenti a passaggi lenti, ripetitivi e talvolta frettolosi.
L’NBA è un mondo iper-professionale e strutturato gerarchicamente, dove ogni decisione è pianificata nei minimi dettagli. Negli ultimi anni, anche in un contesto tradizionalmente maschile, sono aumentate le figure femminili in ruoli di rilievo. Tuttavia, pregiudizi e stereotipi rimangono un ostacolo.
Ed è proprio qui che Running Point riesce a distinguersi: la serie affronta il tema del riscatto femminile nello sport con intelligenza e ironia. Isla Gordon, interpretata magistralmente da Kate Hudson, rappresenta una donna determinata a dimostrare il proprio valore in un ambiente ostile. L’attrice, regina delle commedie anni Duemila, regala al personaggio credibilità, carisma e leggerezza, rendendolo autentico e coinvolgente.
Dialoghi e interpretazioni: tra realismo e forzature
I dialoghi di Running Point sono abbastanza realistici, con battute brillanti e momenti divertenti, ma in alcune scene risultano forzati e poco naturali, soprattutto nei confronti tra Isla e i suoi fratelli.
La performance di Kate Hudson ricorda per certi versi quella di Cameron Diaz in “Ogni maledetta domenica”, un altro esempio di donna forte che cerca di farsi rispettare in un ambiente dominato dagli uomini. Tuttavia, mentre la Diaz interpretava un ruolo più drammatico e autoritario, Hudson porta sullo schermo un personaggio più ironico e sfaccettato, mantenendo un equilibrio tra forza e leggerezza.
Conclusione: un successo che continuerà
Running Point non è solo una serie sul basket: è anche una storia di dinamiche familiari disfunzionali. Tra litigi, gelosie e tradimenti, Isla deve gestire non solo la squadra ma anche i conflitti con i suoi fratelli. Gli autori sono riusciti a bilanciare la commedia con il dramma sportivo, offrendo una prospettiva fresca e originale sul mondo dell’NBA. Finalmente, una narrazione al femminile che mancava e che, grazie al talento e alla simpatia di Kate Hudson, conquista lo spettatore con il sorriso. Con il rinnovo per la seconda stagione, Running Point ha l’occasione di migliorare le sue debolezze e consolidare il suo successo. Riuscirà Isla Gordon a imporsi definitivamente nel mondo del basket? Lo scopriremo nei prossimi episodi.