Weapons -Anno: 2025 -Regia e sceneggiatura: Zach Cregger -Cast: Josh Brolin, Julia Garner, June Raphael, Amy Madigan, Benedict Wong, Austin Abrams, Alden Ehrenreich, Toby Huss, Melissa Ponzio, Jaymes Butler, Luke Speakman, Cary Christopher
Trama :
Nella fittizia cittadina di Maybrook, Pennsylvania, 17 bambini su 18 di una classe delle elementari spariscono misteriosamente nel cuore della notte, tutti alla stessa ora: le 2:17. Un caso inspiegabile che getta nello sconforto la comunità locale. Le indagini non portano a nulla. Un mese dopo, in vista della riapertura della scuola, alcuni adulti legati direttamente alla tragedia – tra cui la maestra Justine, il padre di uno dei bambini scomparsi (Archer), e un poliziotto del posto (Paul) – vedono le proprie vite sconvolte da eventi sempre più inquietanti. La verità, o una sua possibile versione, si compone lentamente attraverso sei capitoli narrativi, ciascuno dal punto di vista di un diverso personaggio coinvolto.
Recensione
Houston, abbiamo un problema.
O meglio: abbiamo un nuovo modo di intendere l’horror, e a molti – me incluso – non va giù.
Dopo aver visto Weapons di Zach Cregger e letto diverse recensioni entusiaste, mi è chiaro che la mia idea di film horror è ormai fuori corso.
Un tempo l’horror doveva farci saltare sulla sedia, evocare presenze demoniache, terrorizzarci con serial killer assetati di sangue o case infestate.
Oggi, invece, l’horror si traveste da cinema d’autore, si incrocia col dramma sociale, e – diciamocelo – a volte dimentica persino di spaventare.
Weapons ne è un esempio perfetto.
Sulla carta è un horror. Nei fatti, è più un thriller psicologico cupo e ansiogeno, con solo qualche scena splatter nel finale e un paio di jumpscare sparsi qua e là.
Ma attenzione: non voglio dire che sia un brutto film. Anzi. È ben girato, ha un cast solido, e l’idea di fondo è davvero inquietante. L’incipit – 17 bambini scomparsi nel nulla alle 2:17 di notte – è potente e disturbante, ed è proprio lì che Weapons dà il meglio di sé. Il problema è ciò che viene dopo.
Il film si struttura in sei capitoli, ciascuno dedicato a un personaggio chiave e ambientato nel giorno della riapertura della scuola. Sei punti di vista che ricostruiscono, tassello dopo tassello, cosa potrebbe essere successo quella notte. Ma la struttura circolare – pur interessante – rischia di diventare dispersiva, e il puzzle che lo spettatore deve ricomporre sembra a tratti mancare di una chiara identità narrativa.
Ecco i protagonisti dei sei capitoli:
Justine (Julia Garner), la maestra accusata moralmente dai genitori, capro espiatorio perfetto.
Archer (Josh Brolin), il padre di uno dei bambini scomparsi, in cerca di verità.
Paul (Alden Ehrenreich), il poliziotto locale, coinvolto sentimentalmente con Justine e simbolo dell’inefficienza investigativa.
James, tossicodipendente dal passato irrisolto.
Marcus, preside gay che ci tiene al rispetto delle regole
Alex, l’unico bambino rimasto nella classe, enigmatico e silenzioso.
I primi tre capitoli reggono bene la tensione e ci immergono nella paranoia collettiva di una cittadina “sospesa”. Gli ultimi tre, invece, risultano più deboli, scritti con meno incisività e quasi al servizio del colpo di scena finale.
Il personaggio più inquietante arriva infatti solo nel finale: zia Gladis, interpretata da un’inquietante Amy Madigan. È lei, in qualche modo, a riannodare i fili e riportare il film nei territori dell’horror puro. Il suo ingresso dà finalmente a Weapons quel tocco macabro che era mancato fino a quel momento.
Peccato che tutto venga risolto in modo un po’ affrettato, con un finale che non convince del tutto e sembra condensato in fretta nei minuti finali.
Conclusioni – Guardabile, ma non per tutti
Weapons è un film ben confezionato, con atmosfere cupe e un mistero che incuriosisce. Fa riflettere sulle paure collettive, sul bisogno di trovare un colpevole a ogni costo, e sulla fragilità di comunità che vivono sull’orlo del panico.
Un film che inquieta più che spaventare, e che suggerisce – nemmeno troppo velatamente – che il vero mostro è spesso quello che ha il volto più rassicurante.
È una visione estiva interessante, soprattutto per chi ama i thriller psicologici ben girati e con sfumature horror. Ma attenzione: non aspettatevi urla, sangue e demoni.
Chi è cresciuto a pane e The Ring, L’esorcista o Saw, potrebbe restare un po’ deluso.