The Smashing Machine (2025) di Benny Safdie
Trama
The Smashing Machine, diretto e scritto da Benny Safdie, racconta la vita e la carriera del leggendario lottatore di wrestling, MMA e Vale Tudo Mark Kerr (interpretato da Dwayne Johnson), in un periodo storico in cui l’UFC era ancora un’arena brutale e priva di regole stringenti
.All’apice della sua carriera, Kerr si trova a dover fare i conti con il peso della competizione e con le ombre della sua vita privata. Sul ring è un gigante imbattibile, fuori dal ring un uomo fragile, tormentato da paure profonde, dall’abuso di antidolorifici e dal difficile equilibrio con la sua compagna Dawn Staples (Emily Blunt).
Il film mette in luce non solo la violenza cruda delle competizioni tra la fine degli anni ’90 e il 2000, ma anche il percorso interiore di un atleta celebrato per la sua forza e costretto a guardare in faccia le proprie fragilità.
Recensione:
La gloria, le botte e le fragilità di un gigante
Dwayne “The Rock” Johnson che smette di essere The Rock per diventare un uomo spezzato: questo è il cuore di The Smashing Machine, diretto da Benny Safdie e dedicato alla vita del lottatore Mark Kerr. Non aspettatevi il solito action patinato: qui l’UFC è ancora quella degli anni ’90, un’arena selvaggia dove i colpi arrivano anche a terra e il sangue scorre senza filtri.
Mark Kerr (Johnson) è un campione imbattibile dentro la gabbia, ma fuori combatte un altro match: antidolorifici, paure e una relazione tormentata con Dawn Staples (Emily Blunt), che prova a tenerlo in piedi mentre tutto crolla. Safdie racconta tre anni cruciali (1997-2000), quando Kerr passò dall’essere un eroe del Pride giapponese al diventare prigioniero delle sue dipendenze.
Il film ricostruisce con brutalità e precisione quell’epoca premilionaria dell’MMA, quando i fighter guadagnavano “solo” 200 mila dollari a incontro e rischiavano la carriera (e la salute) ogni volta che entravano sul ring. Un mondo lontano dalle luci di oggi, più vicino a Rocky III che a un pay-per-view da Las Vegas.
Johnson sorprende: niente sorriso invincibile, ma un corpo enorme attraversato da crepe. È un atleta fragile, che cerca riscatto più come uomo che come lottatore. Emily Blunt gli dà il contrappunto giusto, regalando un personaggio complesso e mai relegato al ruolo di “fidanzata del campione”.
Certo, il minutaggio è generoso e qualche ripetizione si sente. The Smashing Machine resta un film solido, ben diretto e interpretato con convinzione, ma senza la forza epica che ha reso immortali titoli come Rocky.
In sintesi: un film intenso e realistico, passabile ma non memorabile.