The Alto Knights è un film diretto da Barry Levinson e scritto da Nicholas Pileggi, con Robert De Niro.
Sinossi:
The Alto Knights – I due volti del crimine segue le vicende di due dei più noti boss della criminalità organizzata di New York, Frank Costello (De Niro) e Vito Genovese (De Niro), intenti a contendersi il controllo delle strade della città. Un tempo migliori amici, piccole gelosie e una serie di tradimenti li mettono in una rotta di collisione mortale che cambierà per sempre la mafia (e l’America).
Recensione:
La pellicola si apre con un attentato fallito ai danni di Frank Costello nel 1957. Il mandante è Vito Genovese, un tempo suo amico fraterno. Entrambi italoamericani, i due hanno abbracciato il crimine come unica via per il potere, ma con strategie differenti. Mentre Vito Genovese si impone con violenza e brutalità.
Costello adotta un approccio più raffinato, investendo in gioco d’azzardo e alcol e cercando di “istituzionalizzare” la mafia attraverso legami con politica e forze dell’ordine.
Quando Genovese torna dall’esilio e reclama il comando, il conflitto diventa inevitabile: la sua volontà di far entrare la mafia nel traffico di droga si scontra con la visione di Costello, che teme la fine della pax mafiosa. Il film mette in scena il duello tra due modelli di mafia: quella brutale e violenta della strada e quella strategica e diplomatica dei palazzi.
Barry Levinson, basandosi sulla solida ma prolissa sceneggiatura di Pileggi, costruisce un film incentrato più sulle riflessioni e sulle parole dei protagonisti che sull’azione. La narrazione predilige il confronto psicologico tra i due boss piuttosto che le classiche sparatorie e scene di violenza tipiche del genere.
Il cuore del film è l’amicizia infranta tra Costello e Genovese, raccontata come un’epica lotta di potere. La loro storia ricorda in parte le dinamiche che negli anni ’90 caratterizzarono la rivalità tra Totò Riina e Bernardo Provenzano, segnando una netta distinzione tra diverse concezioni di mafia.
A reggere il film è la straordinaria performance di Robert De Niro, che affronta il duplice ruolo con versatilità ed esperienza. Tuttavia, nonostante la sua presenza scenica, The Alto Knights non riesce a compiere il salto di qualità che lo avrebbe reso un capolavoro. La sua struttura narrativa, pur ben costruita, penalizza il coinvolgimento emotivo dello spettatore. Forse un approccio più da docufiction avrebbe reso il film più incisivo e immersivo.
Anche le performance femminili meritano una menzione: Debra Messing e Anna Genovese offrono interpretazioni di spessore, riuscendo a dare profondità ai loro personaggi e ad arricchire la narrazione. Sebbene il film sia fortemente incentrato sulla rivalità tra i due boss, le loro presenze contribuiscono a delineare meglio il contesto e le dinamiche personali che influenzano la storia. Il film si chiude con una riflessione amara: Frank Costello capisce che l’unico modo per salvarsi è farsi da parte, facendo crollare l’intero sistema criminale. La sua visione lungimirante trionfa sulla brutalità di Genovese, dimostrando che nel mondo del crimine il cervello può prevalere sulla forza.
Attraverso questa storia, The Alto Knights pone un interrogativo ancora attuale: com’è possibile che uomini partiti dalla miseria siano riusciti a dominare intere istituzioni? La risposta si trova nella corruzione e nell’avidità della società e della politica, elementi immutabili nel tempo. Un film consigliato per gli amanti del genere gangster, che apprezzeranno la profondità della narrazione e la magistrale interpretazione di De Niro, sebbene la pellicola soffra di un ritmo a tratti eccessivamente verboso.