Titolo originale: Superman -Regia e sceneggiatura: James Gunn – Anno: 2025
Cast: David Corenswet, Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Nathan Fillion, Isabela Merced, Wendell Pierce, Skyler Gisondo, Anthony Carrigan, Sean Gunn, Edi Gathegi, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore
Trama
In un mondo già popolato da supereroi, Clark Kent è Superman da tempo: lavora al Daily Planet, ha una relazione stabile con Lois Lane e cerca di conciliare il suo ruolo di salvatore con la necessità di restare umano.
Dopo essere rimasto ferito in una missione, Superman si rifugia nella Fortezza della Solitudine, dove viene curato dal suo fedele cane Krypto. Nel frattempo, Lex Luthor – miliardario, manipolatore e nemico storico – scatena una guerra tra nazioni e lancia una campagna mediatica di disinformazione per screditare l’uomo d’acciaio agli occhi del mondo.
Mentre una creatura mostruosa devasta Metropolis, Superman si unisce a una squadra di eroi (tra cui Green Lantern, Hawkgirl, Mister Terrific e Metamorpho) per fermare la minaccia. Ma la battaglia più difficile è quella interiore: come restare un simbolo di speranza in un mondo sempre più disilluso?
Recensione
Si è parlato tantissimo del nuovo Superman di James Gunn, primo tassello della rinascita dell’universo DC. Un film atteso, discusso, e carico di aspettative dopo anni di flop e ripartenze a vuoto.
La Marvel ha riscritto in 17 anni il concetto stesso di supereroe, portando avanti una narrazione tra redenzione e spettacolo. Ma spesso ha tradito l’anima da fumetto. Gunn prova a fare l’opposto: torna alla radice. Il suo Superman è un film che cerca di restituire spessore al personaggio, riportandolo al centro della narrazione, lontano dalla cappa marveliana.
Superman è il supereroe per eccellenza, il primo e l’originale. E proprio per questo raccontarlo oggi è una delle sfide più difficili. Dopo mille versioni, da quella iconica di Christopher Reeve in poi, Gunn sceglie di non fare l’ennesimo reboot. Evita l’origine, ci butta dentro subito, in media res, con un Superman già formato e già amato (e odiato) dal suo mondo.
Metropolis è colorata, viva, rumorosa, e il suo Superman è un uomo amato, ma anche messo in discussione. Può un supereroe agire sopra la legge? È lo stesso Clark Kent a porsi la domanda, non i suoi avversari. Gunn sposta il conflitto dentro il personaggio: Kal-El vuole solo proteggere il mondo che lo ha accolto, ma capisce che non basta volare per essere un punto di riferimento.
Il film tocca corde politiche non da poco. Superman interviene in un conflitto internazionale, schierandosi con il Paese invaso. Ma quel Paese è un alleato degli Stati Uniti: subito partono critiche, sospetti, fake news.
E Lex Luthor, da maestro del caos, soffia sul fuoco e costruisce una campagna di odio molto contemporanea, tra media e social.
La relazione con Lois Lane è già avviata: si amano, si studiano, discutono su cosa significhi davvero essere Superman in un mondo così fragile. Gunn rende il suo eroe più umano che mai. Addirittura gli affida un cane, Kripto, che è più super e simpatico di lui. Alcune scene funzionano più grazie al cane che all’uomo d’acciaio, ed è tutto dire.
E qui arriviamo a David Corenswet. Il suo Superman è tenero, un po’ impacciato, decisamente ingenuo. Forse troppo. Sembra quasi una figura secondaria nel suo stesso film. È probabile che Gunn abbia voluto un protagonista fallibile, ma al momento appare più come una versione sbiadita del mito. Speriamo in un’evoluzione nei prossimi capitoli.
Anche Rachel Brosnahan (Lois Lane) e Nicholas Hoult (Lex Luthor) fanno il loro dovere, ma senza guizzi. Sono professionali, sì, ma poco incisivi. La colonna sonora, che nei film di Gunn è sempre un tratto distintivo, qui è piuttosto anonima. Tranne forse nella scena della battaglia finale, dove finalmente si alza il volume anche dell’emozione.
Il resto del cast prova ad alzare l’asticella, ma la sceneggiatura non li aiuta. La scrittura è debole, spesso dispersiva. Troppe linee narrative, troppi personaggi secondari dei fumetti che chi non è fan fatica a decifrare. Il risultato è un film caotico, che cerca di mettere tutto insieme ma senza una direzione forte.
In conclusione, Superman di James Gunn è un vorrei ma non posso. Un primo passo incerto per un progetto più grande, che resta ancora avvolto nel mistero. Questo Superman così umano e fragile lascia più dubbi che speranze: è disorientato, incerto, alla ricerca di sé stesso. E lo spettatore, con lui.
Gunn ha accennato idee interessanti, ma sembrano rielaborazioni di spunti già visti (qualcuno ha detto Marvel?). Speriamo che i prossimi capitoli siano più chiari, più coraggiosi e finalmente con la vera firma di James Gunn.