Dove vederlo: Prime Video | Genere: Comedy/Roast Show | composto da 5 episodi
Recensione:
PREMESSA
Cosa succederebbe se al tuo funerale, anziché elogi, venissero elencati tutti i tuoi peggiori difetti, senza possibilità di replica?
Da questa idea geniale nasce Roast in Peace, lo show di Prime Video che prova a importare il roast in Italia. Con Lucarelli, Saviano, Lamborghini e Totti come vittime, l’operazione è sulla carta vincente. Nella pratica, espone solo la crisi della nostra comicità. Vale l’abbonamento? Sinceramente, a malapena.
IL VERO PROBLEMA: IL FRENO A MANO SULLA CATTIVERIA
Roast in Peace fallisce su due fronti cruciali, dimostrando che la comicità italiana non è ancora pronta a essere feroce:
1. I Comici: Mancano i Roaster
La maggior parte del cast ha dimostrato una reale incapacità di essere corrosiva. Il problema non è il talento, ma la paura di superare il limite.
- Le eccezioni che salvano: solo Stefano Rapone ed Eleazaro Rossi hanno trovato la cattiveria misurata e la profondità necessarie, elevando il livello.
- Chi Resta Indietro: coppie come Nuzzo e Di Biase sono risultate troppo morbide per il contesto. Beatrice Arnera, pur dimostrando una buona voce nel suo pezzo, non riesce a incidere.
2. Le Celebrità: La Replica è Stata Più Forte dell’Offesa
Le vittime hanno avuto il diritto di replica, e la loro tenuta ha svelato la debolezza dei roast.
- La Migliore: Selvaggia Lucarelli è stata la vera MVP, incassando con intelligenza e sferrando la replica più incisiva dello show.
- Chi ha faticato: Roberto Saviano è apparso troppo serio. Elettra Lamborghini si è rivelata un pesce fuori d’acqua. Francesco Totti è rimasto il “Pupone rosicone” inattaccabile.
GLI ERRORI DI PRODUZIONE
A tutto questo si aggiungono difetti di realizzazione: la conduzione di Michela Giraud è apparsa poco fluida, a tratti noiosa, e un montaggio non sufficientemente editore ha penalizzato il ritmo, contribuendo a diluire la carica satirica.
CONCLUSIONE: L’EREDITÀ DI LUTTAZZI È VUOTA
Roast in Peace non è un trionfo, ma un atto di accusa. È la fotografia di una comicità che si autobrucia: pur avendo la piattaforma (Prime Video) e il concept (geniale), non abbiamo gli interpreti. Al di là di un Daniele Luttazzi (“un’epoca defunta di satira vera”), mancano gli eredi capaci di unire intelligenza e spietatezza.
Lo show fallisce sia come Roast (manca la ferocia) sia nel trattamento delle celebrità (non riesce a scalfirle).
Il consiglio dello Spettatore Pagante è chiaro: Guardatelo, ma non per ridere a crepapelle. Guardatelo per capire dove si è inceppata la nostra satira.