Mrs. Playmen è una miniserie Netflix composta da 7 episodi, diretta da Riccardo Donna e con Carolina Crescentini come protagonista. Mrs. Playmen è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2025 – Sezione Proiezioni Speciali. Disponibile dal 12 novembre su Netflix
Trama
La miniserie in sette episodi racconta la vera storia di Adelina Tattilo, interpretata da Carolina Crescentini. Una donna che, travolta dai guai giudiziari del marito Salvatore Balsamo, si ritrova a dirigere Playmen: la rivista erotica che negli anni Settanta scosse l’Italia bigotta, aprendo un fronte culturale sul corpo, sulla libertà e sull’immaginario erotico.

Recensione
Il sesso e l’erotismo restano, ancora oggi, uno dei grandi tabù italiani. Tutti ne parlano, tutti (si spera) lo praticano, ma guai a discuterne apertamente in modo esplicito o a trattarlo come fenomeno culturale. L’ombra lunga del Vaticano e del perbenismo nazionale permea da decenni la nostra percezione pubblica della sessualità.
Non sorprende quindi che ogni storia capace di scardinarne le regole produca scandalo, discussione e fascino. Due anni fa ci aveva provato Pietro Castellitto con Diva Futura, portando sullo schermo l’universo di Riccardo Schicchi e la nascita del porno italiano. Oggi, con un salto ancora più indietro, è il turno di Mrs. Playmen, disponibile su Netflix.
Cosa funziona, cosa meno :
Pur essendo una produzione solida, Mrs. Playmen non è una miniserie perfetta. Parte con grande potenziale—sesso, femminismo, emancipazione, rivoluzione culturale—ma tende a diluire la propria forza narrativa man mano che procede.
Gli anni ’70 non erano solo minigonne e rivoluzione sessuale: erano anche l’Italia che discuteva ancora di divorzio, che tollerava il matrimonio riparatore, che relegava la donna al ruolo domestico. La serie lo racconta, ma a tratti senza la radicalità che la storia reale di Tattilo avrebbe meritato. Sette episodi risultano fin troppi per ciò che si vuole dire: ridotti a quattro, avrebbero avuto un impatto più incisivo.
Detto questo, ci sono tre motivi validissimi per darle una possibilità.

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La performance carismatica di Carolina Crescentini
La Crescentini porta sulle spalle l’intero progetto, costruendo un’Adelina Tattilo potente, elegante, inflessibile. Una donna costretta a reinventarsi da zero dopo abbandoni, tradimenti e processi, che nonostante tutto non si lascia schiacciare.
Il suo personaggio attraversa il carcere, i giudici, gli scandali, le redazioni maschiliste e una società che non era pronta a una donna che dirigeva un impero erotico. La Crescentini la rende tridimensionale: combattiva, madre imperfetta, imprenditrice visionaria. La vera forza della miniserie.
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Lo sguardo femminile che trasformò Playmen
Uno dei punti più interessanti è la rappresentazione del contributo di Adelina Tattilo alla rivista. Il suo arrivo non fu formale: fu rivoluzionario.
Tattilo spostò l’attenzione dalla pura esposizione del corpo femminile a un racconto più complesso, più moderno, più coraggioso. Aprì alle immagini maschili, portò in redazione temi sociali, ritratti di strada, testimonianze. Inserì una sensibilità nuova: quella femminile, in un settore dominato da uomini.
La miniserie restituisce questo cambiamento in una scena chiave: lo shooting di Nina Torresi come “Signorina Buonasera”, icona di purezza e conformismo televisivo. Adelina non vuole profanare nulla, ma liberare: trasformare un simbolo casto in un’icona erotica consapevole, non più oggetto ma soggetto.

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Una galleria di personaggi femminili sfaccettati
Il cast merita un plauso per la qualità e per la coralità femminile che porta in scena.
Oltre alla Crescentini, brillano:
Lidia Vitale (Lella), segretaria dal cuore grande e dalle spalle larghe
Francesca Colucci (Elsa), ragazza di borgata che entra nella redazione portando spontaneità e sguardo nuovo
Accanto a loro, una varietà di figure maschili che mostrano le contraddizioni dell’epoca: spicca Filippo Nigro, fascista e omosessuale non dichiarato, perfetto nel rappresentare l’ipocrisia sociale di quegli anni.
Meno incisivi i personaggi maschili secondari (il gigolò, il fotografo), utili ma non fondamentali ai fini narrativi.
Conclusioni
Mrs. Playmen è una miniserie interessante, culturalmente utile e sostenuta da un’interpretazione femminile di altissimo livello, ma avrebbe beneficiato di un formato più asciutto. Più coraggio e meno episodi avrebbero reso la storia di Adelina Tattilo la bomba culturale che meritava di essere.
Resta, comunque, una visione consigliata per chi vuole capire un pezzo della nostra storia socioculturale, del femminismo italiano e del rapporto tra erotismo e potere.

























