Titolo : L’uomo marchiato – Autore : Robert Galbraith – Data Pubblicazione 11 Novembre 2025 – Editore : Salani Editore – Pagine :1086 – Prezzo : 26,90
Trama:
Un cadavere mutilato e con un marchio sulla schiena viene ritrovato nel caveau di un negozio di argenteria. All’inizio la polizia crede che si tratti di un rapinatore già noto ai loro archivi, ma non tutti concordano con questa teoria. Fra loro c’è Decima Mullins, che chiede l’aiuto dell’ormai celebre investigatore privato Cormoran Strike: è certa che il corpo nel caveau fosse quello del suo fidanzato, padre del suo bambino appena nato e scomparso all’improvviso in seguito a circostanze misteriose. Più Strike e la sua socia Robin Ellacott approfondiscono il caso, più l’indagine si rivela intricata. Il negozio di argenteria non è un negozio qualsiasi, si trova accanto alla Freemasons’ Hall ed è specializzato in manufatti massonici. Oltre al rapinatore e al fidanzato di Decima, diventa subito chiaro che ci sono molti altri uomini scomparsi che potrebbero corrispondere al profilo del corpo ritrovato nel caveau. Ma c’è un altro caso irrisolto e imprevedibile che rischia di diventare pericoloso per Strike: il suo rapporto con Robin, sempre più legata al suo fidanzato, il detective Ryan Murphy. L’impulso di dirle la verità e confessarle i propri sentimenti sta diventando più forte che mai. Un nuovo thriller avvincente e meravigliosamente complesso che porta la storia di Strike e Robin a un altro livello. L’uomo marchiato è una lettura imperdibile per tutti i lettori di questa serie unica.

Recensione:
Dopo mesi di attesa e mille ipotesi da parte dei fan, l’ottavo capitolo della saga di Cormoran Strike e Robin Ellacott arriva con una promessa chiara: essere il romanzo più ambizioso di Robert Galbraith. Promessa mantenuta, sì, ma purtroppo nel senso meno favorevole. L’uomo marchiato non è semplicemente un nuovo caso: è una sorta di “summa” definitiva, un enorme contenitore di personaggi, sottotrame e ricordi dei precedenti sette libri.
Un omaggio ai lettori più fedeli, certo, ma anche una prova di resistenza narrativa.
Un intreccio tra massoneria, occulto e… pagine su pagine
La trama si accende con l’incarico affidato a Strike e Robin da Decima Mullins, che vuole scoprire l’identità di un corpo mutilato trovato in un caveau e che potrebbe appartenere al suo ex fidanzato. Un caso che si muove all’interno di logge massoniche, rituali oscuri e giochi di potere, con il filo conduttore delle “corde” (le famose strings) legate al passato di Strike.
L’idea di base funziona, e alcuni snodi sono realmente coinvolgenti. Ma il romanzo è appesantito da un’enorme quantità di sottotrame: ogni personaggio porta con sé tasselli da chiudere, aprire o rilanciare. Il risultato è un’indagine che avanza lentamente, quasi risucchiata dal suo stesso universo narrativo.
Il giallo c’è, ma lo si raggiunge arrancando, tra digressioni poco essenziali e un ritmo che perde colpi proprio quando dovrebbe accelerare.
Il vero limite del libro è la sua eccessiva espansione narrativa: troppe piste, troppi ritorni, troppi personaggi che chiedono spazio a discapito della tensione gialla.

Strike e Robin: la tensione c’è, ma ormai non basta più
Sul piano emotivo, il romanzo prova a scavare nel privato dei due protagonisti.
Charlotte continua a essere un’ombra ingombrante nella vita di Strike, mentre Robin affronta traumi, dubbi e la questione della maternità con una fragilità che rende il personaggio più umano.
La loro relazione – non detta, non risolta, sempre in bilico – ha ancora fascino, ma dopo otto volumi rischia di diventare un elastico tirato troppo. Il continuo “quasi” tra i due perde efficacia, e la frustrazione del lettore cresce pagina dopo pagina.
Una tensione che funziona… ma che non regge più da sola l’impianto narrativo.
Conclusione: un romanzo che avrebbe meritato meno pagine e più coraggio
Con oltre mille pagine, L’uomo marchiato si presenta come un gigante narrativo, ma la sua mole è anche il suo tallone d’Achille. Una sforbiciata decisa – cento, duecento pagine in meno – avrebbe restituito ritmo, chiarezza e impatto.
Il finale (che non spoileriamo) lascia tutto sospeso, soprattutto il rapporto tra Strike e Robin. La saga, nonostante le sue cadute di intensità, rimane comunque ricca di potenziale e ancora in grado di emozionare il lettore affezionato.
L’augurio è semplice: che Galbraith ritrovi una scrittura più asciutta, più incisiva e meno ridondante. Perché l’universo di Strike e Robin merita ancora molto, ma ha bisogno di respirare.
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