L’Amore che rimane è un film del 2025 scritto e diretto Hlynur Palmason con Sverrir Gudnason, Ingvar Eggert Sigurðsson, Anders Mossling, Ída Mekkín Hlynsdóttir
Trama
Anna e Magnús stanno lasciandosi. Dopo anni insieme, l’amore si è incrinato e la casa islandese che condividono — con i due figli e il cane — diventa troppo stretta per contenere quello che non riescono più a dirsi.
Il film segue un anno della loro vita: la routine quotidiana, i momenti in cui cercano di restare una famiglia nonostante tutto, le giornate in cui il silenzio pesa più delle parole. A questa realtà si intrecciano sogni, incubi, piccole visioni che raccontano il loro disordine emotivo. E intorno, la natura islandese cambia stagione dopo stagione, come se respirasse con loro.

Recensione
Una separazione osservata da vicino
Pálmason racconta una fine senza spettacolo. Niente urla, niente frasi definitive. La crisi di Anna e Magnús passa attraverso gesti minimi: una porta chiusa troppo forte, una camminata in solitudine, un bambino che chiede qualcosa e non capisce la risposta. È un dolore che non fa rumore, ma che si sente subito.
Questa delicatezza è il punto forte del film: la macchina da presa sembra entrare in punta di piedi nella loro casa, registrando tutto ciò che succede quando un amore non crolla di colpo, ma si spegne lentamente.
Il paesaggio come emozione
La natura islandese non è solo sfondo: è metafora. La pioggia, la neve, i prati, il mare — ogni elemento racconta una fase della loro storia. A volte la realtà è interrotta da immagini più simboliche o surreali: frammenti strani, poetici, che mostrano lo stato d’animo dei protagonisti senza bisogno di parole.
Famiglia, fragilità, ciò che resta
Il film è anche un ritratto di famiglia. I figli vivono la separazione a modo loro, con una leggerezza che fa male e consola allo stesso tempo. Il cane osserva, fedele a ciò che cambia e a ciò che rimane.
In questo equilibrio tra dolore e tenerezza sta la verità del film: l’amore finisce, ma non tutto va perduto. Qualcosa rimane davvero — ed è quel “resto” che Pálmason cerca di catturare.
Qualche limite
A volte il ritmo è molto lento, quasi contemplativo. Alcune visioni poetiche rischiano di spezzare la continuità. Ma l’emozione c’è, ed è sincera. Se si accetta la sua calma, il film arriva in profondità.

In conclusione
L’amore che rimane è un film che chiede tempo e attenzione, ma ripaga con un’intensità silenziosa. Racconta la fine di un legame con una verità rara: senza giudicare, senza spettacolarizzare, lasciando che siano i dettagli a parlare.
È un film che rimane addosso, proprio come l’amore del titolo.

























