L’Abbaglio è un film del 2025 diretto da Roberto Andò, sceneggiatura di Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, con : Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Tommaso Ragno, Giulia Andò, Leonardo Maltese.
Sinossi:
5 maggio 1860. Giuseppe Garibaldi si prepara a compiere l’impresa dei Mille e affida al colonnello Vincenzo Giordano Orsini l’incarico di reclutare i volontari. Vanno bene un po’ tutti, anche i giovanissimi e gli sprovveduti. Fra questi ultimi ci sono Domenico, un siciliano claudicante specializzato in fuochi d’artificio, e Rosario, un palermitano emigrato al Nord che millanta un titolo nobiliare e un passato all’accademia militare: poco che siano due impostori. Anche loro saranno utili.

Recensione:
“Squadra che vince non si cambia” recita un seguito mantra sportivo, ma applicabile in altre e diverse discipline.
Roberto Andò e soprattutto i produttori dopo l’inaspettato quanto fragoroso successo de “La Stranezza” al box office, non hanno avuto alcun dubbio nel riproporre nuovamente sullo schermo il trio Servillo-Ficarra e Picone.
Roberto Andò insieme agli altri due sceneggiatori Chiti e Gaudioso hanno erroneamente pensato di poter passare dalla farsa pirandelliana alla spedizione dei Mille, utilizzando lo stesso schema nello scrivere la sceneggiatura de L’Abbaglio.
Il successo de La Stranezza si basò sulla solidità attoriale di Toni Servillo e l’ironia del duo comico palermitano. Fu un mix artistico narrativo inedito quanto divertente capace di conquistare la curiosità nello spettatore, creando le condizioni per una visione godibile quanto originale.
Le medesime condizioni riproposte tre anni dopo con l’Abbaglio hanno prodotto l’effetto opposto e negativo.
Roberto Andò si è mosso con superbia registica convinto di poter plasmare la gloriosa spedizione dei Mille a suo favore. Riscrivere o meglio adattare una delle pagine più belle e gloriose del nostro passato inserendo l’elemento di finzione con Ficarra e Picone si è dimostrato un errore grave.
L’illusione di poter armonizzare, amalgamare la ricostruzione storica e finzione evapora quasi subito. Le fragilità del progetto e soprattutto le differenze esistenti tra il cinema di Servillo e quello di Ficarra e Picone, emergono chiaramente.
L’Abbaglio si è rivelato un film noioso, didascalico, lento nel ritmo e soprattutto privo di una propria identità.
L’intreccio narrativo è farraginoso , dando allo spettatore pochi strumenti per comprendere il filo rosso del racconto e quali fossero le intenzioni del regista.
Il film si muove lungo due linee di racconto: quella di Servillo nei panni del Colonello Orsini e quella dei due comici. Le due linee si toccano, si si mescolano, offrendo rari momenti di connessione emotiva e simbolica.
L’Abbaglio si affida all’esperienza e personalità scenica di Toni Servillo, all’accurata ricostruzione scenografica e dei costumi.
Il duo Ficarra-Picone incide poco nella storia e fa sorridere per lo più a denti stretti.
La visione dell’ Abbaglio di Roberto Andò regala allo spettatore più sbadigli piuttosto che un sperato orgoglio patriottico.