Film d’apertura alla Festa del cinema di Roma, La vita va così di Riccardo Milani è una commedia dal cuore amaro che intreccia ironia, paesaggio e memoria collettiva. Nel cast spiccano Diego Abatantuono, in una delle sue interpretazioni più misurate e malinconiche, Virginia Raffaele, sorprendentemente intensa e Aldo Baglio, che aggiunge al racconto una nota di umanità e disincanto. Al cinema dal 23 ottobre.
Trama
In un piccolo borgo della costa sarda, Efisio Mulas, un pastore legato alla propria terra e alle tradizioni del suo paese, vede minacciato il proprio mondo quando una grande società immobiliare del Nord progetta di trasformare la zona in un resort di lusso. Mentre il villaggio si divide tra chi sogna il progresso e chi teme di perdere la propria identità, La vita va così racconta vent’anni di trasformazioni, mostrando come la dignità, la memoria e il legame con la propria terra possano ancora dare senso a un mondo che cambia troppo in fretta.
Recensione
Sullo sfondo di una Sardegna aspra e luminosa, Milani mette in scena il conflitto eterno tra chi difende la terra e chi la vede solo come un investimento. Ma il suo sguardo non è militante: è umano, ironico, a tratti persino indulgente. La vita va così non urla, non predica, non pretende di cambiare il mondo: si limita a raccontarlo, con la testardaggine gentile di chi crede ancora che le storie – le piccole storie – abbiano un peso.
La sua regia non cerca virtuosismi, ma una sincerità di sguardo che oggi è quasi rivoluzionaria. Certo, la sceneggiatura ogni tanto inciampa nel didascalico, ma La vita va così non vuole essere una parabola morale: è un invito alla misura, al dubbio, alla pietà.
Una buonissima ambientazione e un cast solido fanno il resto. Un’opera che non scuote, ma che, nell’accettazione del flusso, della fragilità, della possibilità di restare umani anche quando il mondo attorno corre altrove, invita alla riflessione. La vita ca così é un film che resta. Come il profumo del mirto dopo la pioggia.



























