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La Vita da Grandi è un film del 2025 diretto da Greta Scarano, con sceneggiatura di Greta Scarano, Sofia Assirelli e Tieta Madia. Tra i protagonisti troviamo Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti, Ariella Reggio, Gloria Coco, Paolo Hendel e Adriano Pantaleo.

Sinossi:

Irene vive una vita regolare a Roma, ma un imprevisto la costringe a tornare a Rimini, sua città natale, per occuparsi di Omar, il fratello autistico di 40 anni. Omar ha idee precise sul proprio futuro: non vuole vivere con lei quando i genitori non ci saranno più. Omar convince Irene a organizzare per lui un “corso intensivo di adultità”

Recensione:

L’autismo non è una malattia, ma una condizione che implica una diversa percezione del mondo e di sé. Si nasce autistici e, solo di recente, la scienza ha messo a disposizione strumenti per riconoscere chi rientra nello spettro autistico. Lo spettro autistico è molto ampio e può manifestarsi con intensità diverse, ma in ogni caso chi ne fa parte necessita di sostegno continuo. L’autismo non riguarda solo chi lo vive direttamente, ma coinvolge anche la famiglia. L’errore più grande è pensare che una persona autistica non possa fare scelte autonome o aspirare a una vita indipendente.

La Vita da Grandi, esordio alla regia di Greta Scarano e film di chiusura del Bifest 2025, affronta questa complessa tematica ispirandosi alla storia vera di Damiano Tercon e di sua sorella Margherita. I due fratelli divenuti noti al pubblico grazie alla loro partecipazione a Italia’s Got Talent nel 2019.

Il film, però, non si limita a raccontare l’autismo in senso stretto. Al centro della storia c’è il rapporto tra i due fratelli, Omar (interpretato dall’esordiente e brillante Yuri Tuci) e Irene (una convincente Matilda De Angelis). I due dopo anni di lontananza, riscoprono un legame profondo fatto di complicità e crescita reciproca.

La pellicola parla di fratellanza, di superamento degli stereotipi e della forza di inseguire i propri sogni. Omar ha ricevuto la diagnosi di autismo solo a 26 anni, ma è sempre stato trattato dalla madre (una credibile Maria Amelia Monti) come un bambino fragile da proteggere a ogni costo.

Irene torna a Rimini proprio a causa dei problemi di salute della madre e si ritrova a dover gestire il fratello seguendo le sue rigide direttive. Irene, considerata la “figlia senza problemi”, si è sempre sentita trascurata rispetto a Omar. Quando si trova a occuparsi di lui, il loro rapporto è teso, pieno di incomprensioni e difficoltà.

Tuttavia, Omar non vuole essere trattato come un caso clinico: sogna di cantare, di innamorarsi, di vivere come chiunque altro. La sfida principale del film è proprio questa: spingere lo spettatore a cambiare prospettiva e a vedere Omar per quello che è, un uomo con desideri e aspirazioni, che ama definirsi un “rapper autistico aspirante criminale”.

L’intesa tra Yuri Tuci e Matilda De Angelis è naturale e convincente. Tuci, al suo esordio, si distingue per carisma e sensibilità, diventando l’anima del film e reggendo il confronto con la più esperta De Angelis.

La Vita da Grandi è una storia che parla di amore fraterno e della voglia di mettersi in gioco. Da un lato c’è Omar, deciso a tentare il provino per il talent show; dall’altro c’è Irene, che, ispirata dal coraggio del fratello, inizia a riconsiderare la sua esistenza monotona e sicura. Essere adulti significa scegliere e affrontare i fallimenti. Omar e Irene, con il loro percorso condiviso, offrono una narrazione emozionante e autentica che coinvolge lo spettatore.

Nonostante qualche momento didascalico e alcune accelerazioni narrative, Greta Scarano firma un esordio alla regia convincente, dimostrando di avere una visione autoriale interessante e capace di toccare corde profonde.

L’autismo è una condizione che richiede comprensione e sostegno, ma il film sottolinea con delicatezza che chi ne fa parte ha sogni e ambizioni come chiunque altro. Al termine di questa storia, il pubblico lo comprenderà con un sorriso e, forse, con una nuova consapevolezza.

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Roberto Sapienza
Non chiedete ad un nevrotico egocentrico  di scrivere la proprio bio. Sono Roberto Sapienza, sono un diversamente  ignorante. Leggetemi e forse capiremo chi sono

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