La Gioia è un film del 2025 diretto da Nicolangelo Gelormini, scritto con Giuliano Scarpinato, Benedetta Mori e Chiara Tripaldi.
Trama
Protagonista è Gioia (Valeria Golino), insegnante di liceo che non ha mai conosciuto l’amore se non quello soffocante dei genitori, con cui vive ancora.
Tra i suoi studenti c’è Alessio (Saul Nanni), un ragazzo che usa il proprio corpo come merce di scambio per guadagnare qualche centinaio di euro e aiutare la madre (Jasmine Trinca), cassiera in un supermercato.
Tra Gioia e Alessio nasce un legame fragile e proibito, un’attrazione che diventa rifugio per lei e possibilità di riscatto per lui. Ma il desiderio di emergere socialmente avvelena Alessio, che non riesce ad abbandonare la sua doppia vita e finisce per distruggere l’unica persona che lo abbia davvero amato.
Recensione
Il titolo La gioia gioca fin da subito con l’ambiguità: non indica solo un sentimento luminoso, ma diventa anche un nome proprio, ironicamente legato a una vita segnata dall’assenza di felicità.
Presentato in concorso alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia, il film di Gelormini è un viaggio cupo e disturbante dentro una Torino dark, lontana dalle cartoline industriali e sabaude. Una città segnata da promiscuità, rapporti tossici e solitudini senza scampo.
La protagonista, interpretata con grande intensità da Valeria Golino, è una donna invisibile, intrappolata tra il lavoro a scuola e la cura dei genitori anziani. La sua “gioia” esiste solo nel nome. L’incontro con Alessio, giovane seducente e manipolatore, interpretato da un sorprendente Saul Nanni, squarcia la sua routine e le illude la possibilità di un amore diverso. Ma non c’è spazio per redenzione: l’avidità e l’egoismo di Alessio la travolgono senza lasciarle scampo.
Gelormini firma un racconto che non svela nulla di nuovo sull’ambiguità umana, ma riesce a costruire un’atmosfera sospesa, lenta, capace di far sedimentare nello spettatore il peso della seduzione e del tradimento. Il ritmo compassato diventa strumento narrativo: lo spettatore, come Gioia, resta intrappolato in una spirale di attesa e illusione.
Il cast di contorno sostiene con forza questa tensione: Jasmine Trinca, qui in una versione inedita e corrosiva, interpreta la madre di Alessio, figura vanesia e indolente che segna il destino del figlio; Francesco Colella e Betti Pedrazzi incarnano una provincia feroce e meschina.
La gioia si chiude con una riflessione amara: non è una storia d’amore, ma di manipolazione, solitudine e brutalità. Un film che lascia addosso un senso di angoscia e abbandono, perché racconta una generazione e una società sempre più svuotate di valori, guidate dall’egoismo e dal cinismo.
Conclusioni
Con La Gioia, Nicolangelo Gelormini conferma la sua capacità di raccontare la fragilità dei sentimenti e la crudeltà delle relazioni. Non è un film consolatorio, ma un’opera che chiede di essere attraversata, accettando l’inquietudine che lascia dentro.