La fidanzata (The Girlfriend) è una miniserie Prime Video di sei episodi, tratta dal romanzo di Michelle Frances e diretta da Robin Wright e Andrea Harkin.
Cast:
Olivia Cooke – Cherry Laine – Robin Wright – Laura Sanderson -Laurie Davidson – Daniel Sanderson -Waleed Zuaiter – Howard Sanderson -Karen Henthorn – Tracey Laine
Trama:
Laura (Robin Wright) ha tutto: una carriera brillante, un marito amorevole e un figlio devoto, Daniel (Laurie Davidson), medico e belloccio. Ma la perfezione si incrina quando Daniel porta a casa Cherry (Olivia Cooke), una fidanzata che sembra troppo perfetta per essere vera. Laura inizia a sospettare che Cherry nasconda qualcosa: è una manipolatrice senza scrupoli o è la madre ad aver perso il senso della realtà? La verità, come spesso accade, dipende da chi guarda.

Recensione
“Ogni scarrafone è bello a mamma sua”, recita il proverbio napoletano. E ogni madre, quando il figlio si fidanza, vede la nuova arrivata come un’intrusa. È un cliché universale, ma fa sempre presa. E così mi sono ritrovato a guardare La fidanzata con un misto di sorpresa e orgoglio italico: la mia amata Robin Wright nei panni di una madre possessiva e castrante, mentre il figlio – medico sì, ma fondamentalmente un bambacione – resta schiacciato tra mamma e fidanzata.
Non avendo letto il romanzo di Michelle Frances non posso dire quanto l’adattamento si discosti, ma la serie lascia comunque molte perplessità. L’idea di fondo è chiara: mettere in scena la rivalità tra due donne – madre e fidanzata – e mostrare come dall’antipatia iniziale si scivoli fino all’odio viscerale. Il problema è che La fidanzata non aggiunge nulla di nuovo.

Ogni episodio è costruito con lo stesso schema: prima vediamo la vicenda dal punto di vista di Laura, poi da quello di Cherry. Una struttura che sulla carta poteva funzionare, ma che sullo schermo diventa ripetitiva e prevedibile. Lo spettatore si trova presto a chiedersi: possibile che il ragazzo non abbia un briciolo di autonomia?
La serie si regge quasi esclusivamente sull’alchimia tra Robin Wright e Olivia Cooke. Le due si fronteggiano, si manipolano, celano segreti inconfessabili. Wright, anche regista dei primi tre episodi, porta in scena carisma ed esperienza, ma il suo personaggio non rimarrà tra i più memorabili della sua carriera. Olivia Cooke, dal canto suo, alterna momenti riusciti a ripetizioni di sguardi e gesti che rendono la sua Cherry più macchiettistica che ambigua.
Il ritmo dei sei episodi è costante, ma dilatato fino all’eccesso: la tensione promessa dal genere thriller si disperde in un racconto spesso monotono e stiracchiato. Gli ultimi due episodi, in particolare, scivolano nel ridicolo: colpi di scena forzati, scelte narrative inverosimili e una conclusione che lascia l’amaro in bocca, come se gli sceneggiatori non sapessero davvero come chiudere la storia.

Alcuni critici hanno definito La fidanzata “il thriller dell’anno”. Forse hanno in casa qualche contenzioso irrisolto con suocera o nuora. Perché, al netto della confezione patinata e della presenza di due attrici di talento, resta una serie prevedibile, monocorde e priva di reale tensione.
In definitiva, la fidanzata non regala grandi emozioni né suspense memorabile. Piuttosto ci ricorda una verità scomoda e antica: tra suocera e nuora, spesso, l’uomo resta solo una comparsa.

























