Jay Kelly è un film del 2025 diretto da Noah Baumbach, sceneggiatura di Noah Baumbach e Emily Mortimer, con : Adam Sandler, George Clooney, Eve Hewson, Laura Dern, Isla Fisher, Emily Mortimer, Patsy Ferran, Riley Keough, Patrick Wilson, Billy Crudup, Greta Gerwig, Alba Rohrwacher, Jim Broadbent, Stacy Keach
Trama
Jay Kelly segue la storia della star hollywoodiana Jay Kelly (George Clooney) e del suo manager devoto e instancabile, Ron (Adam Sandler). Durante un viaggio improvviso attraverso l’Europa, i due sono costretti a fare i conti con ciò che hanno costruito, ciò che hanno distrutto e il lascito umano (più che artistico) che stanno lasciando dietro di sé. Tra incontri, resoconti del passato e un rapporto padre-figlia da ricucire, il viaggio diventa una resa dei conti con se stessi.

Recensione
Noah Baumbach mette Clooney davanti allo specchio
Presentato in Concorso a Venezia 82 e ora disponibile su Netflix, Jay Kelly è uno di quei film che ti ricordano che, dietro il tappeto rosso, c’è spesso un tappeto di ansie, vuoti e persone che corrono per riempirli al posto tuo.
Baumbach affronta un tema che non è certo nuovo — la crisi creativa ed esistenziale di una star — ma lo fa con precisione chirurgica e una certa ironia amara, senza però toccare le vette dei suoi lavori migliori. Rimane comunque un film solido, ben scritto, ben recitato, che si lascia guardare e che offre qualche momento davvero sincero.
Un uomo in caduta (ma con stile)
Jay Kelly è un attore di sessant’anni che ha tutto, tranne la voglia di continuare ad averlo. Lo scuotono due eventi: la morte del suo mentore (Jim Broadbent) e un brutale faccia a faccia con un vecchio amico (Billy Crudup) che gli sbatte in faccia ciò che teme di più: essere diventato un guscio vuoto.
Clooney gioca con la sua stessa iconografia: l’uomo charmant, brillante, perfetto… e stanco. Molto stanco. La seconda metà del film si sposta in Toscana — splendida, sì, ma ancora ritratta con una certa estetica da cartolina patinata — dove Kelly rincorre il rapporto con la figlia, sperando di rimettere insieme i pezzi.
Il peso degli altri (e dei 15%)
Il film riesce benissimo a mostrare il lavoro emotivo — invisibile e non pagato — che l’entourage di una star svolge quotidianamente. Adam Sandler, nei panni del manager Ron, è strepitoso: un uomo che ha sacrificato se stesso per essere la “coperta termica” di Kelly. Solo quando smette di farlo, Kelly capisce quanto fosse essenziale.
C’è poi Liz, l’ufficio stampa interpretata da una perfetta Laura Dern, che a un certo punto dice semplicemente:
“Io scendo qui. Ho una famiglia.”
Una frase che dovrebbe essere banale, ma che nel mondo delle star suona quasi rivoluzionaria.

Clooney e Sandler: coppia d’oro
Clooney regala una performance stratificata e malinconica, giocando con la sua immagine pubblica come fa spesso negli ultimi anni. Ma chi sorprende davvero è Sandler, che incarna un manager consumato ma leale, capace di un’emotività che, nei momenti giusti, strappa il fiato.
Jay Kelly non è il Baumbach definitivo, né rivoluziona il tema della celebrità fragile, ma racconta con eleganza e umanità il prezzo dell’essere quello famoso. È un film che parla del mestiere dell’attore come dipendenza, come benedizione e maledizione insieme.
Se cercate un dramma introspettivo, ben interpretato, che smonti il mito della star intoccabile… questo film fa decisamente per voi.

























