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Il Seme del Fico Sacro è un film del 2024 scritto e diretto da Mohammad Rasoulof.

Sinossi:

Il Seme del Fico Sacro, film diretto da Mohammad Rasoulof, è ambientato a Teheran, dove i festeggiamenti per la promozione di Iman a giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria coincidono con il movimento di protesta popolare a seguito della morte di una giovane donna. Iman è alle prese con il peso psicologico del suo nuovo ruolo. Mentre le sue figlie, Rezvan e Sana, sono scioccate e, allo stesso tempo, elettrizzate dagli eventi, la moglie Najmeh cerca di fare del suo meglio per tenere insieme la famiglia.

Recensione:

Ciclicamente leggiamo, ascoltiamo storie e vediamo immagini di proteste e di insofferenza da parte degli studenti e soprattutto delle donne contro l’oppressione e repressione degli ayatollah per mano dei Guardiani della Rivoluzione Islamica e dei servizi segreti.  Cosa sappiamo realmente della società iraniana? Una famiglia normale  che vive integrata nel sistema, è immune ai venti del cambiamento?

Il Seme del Fico Sacro apre, forse per la prima volta, uno squarcio sull’apparente monolite iraniano. Iman è un uomo, un marito e padre di 2 figlie, che da 20 vent’anni lavora nella polizia iraniana. È ormai nell’aria la sua promozione al grado di investigatore, passaggio necessario per poi ambire al ruolo di giudice.

Iman e la sua devota moglie sono uniti nel raggiungimento di questo prestigioso obiettivo, sapendo bene che fin all’ultimo momento la promozione possa saltare. Proprio in questo momento decisivo per la carriera di Iman, l’Iran ribolle. Sana e Rezvan , sebbene siano figlie di un funzionario del regime, non possono né vogliono fingere che niente stia succedendo nel loro Paese

La normalità della famiglia  viene meno, quando un’amica e collega di Rezvan, viene picchiata quasi mortalmente dalla polizia durante una retata nei dormitori dell’Università. Rezvan non esita un attimo a portala a casa. La madre  vedendo il volto insanguinato dell’amica, per la prima volta si insinua in lei il dubbio, lo sconcerto di fronte alla barbara repressione della polizia.

Il personaggio di Iman rimasto finora ai margini, si prende il centro della scena a tutti i livelli. Quando l’uomo si appresta ad andare al lavoro, non trova più la pistola che da qualche tempo porta a casa per motivi di sicurezza. La pistola è introvabile ed il responsabile del furto non può non essere che un componente della sua famiglia.

Il mondo e soprattutto la psiche di Iman si sgretola rapidamente, non potendo  accettare di perdere la propria credibilità professionale e che le sue stesse figlie possano mettere in dubbio la legge e volere di Dio. Inizia così una folle e contorta operazione verità. Per Iman, l’unica strada possibile è ottenere una piena confessione dal responsabile del furto. Così convince la famiglia a scappare via ga rifugiandosi nella vecchia casa nel deserto.

Da questo preciso momento il regista Mohammad Rasoulof cambia ancora genere e ritmo al film, riscrivendo ed adattando nel deserto iraniano, le iconiche e terrorizzanti scene di Shinig. Lo spettatore si ritrova a seguire , palpitare per un mix narrativo ed emotivo magistralmente scritto, girato ed interpretato magnificamente da un cast artistico di grande valore e carisma. Creando le condizioni per un finale tragico quanto liberatorio.

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Roberto Sapienza
Non chiedete ad un nevrotico egocentrico  di scrivere la proprio bio. Sono Roberto Sapienza, sono un diversamente  ignorante. Leggetemi e forse capiremo chi sono

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