Il rapimento di Arabella è un film del 2025 scritto e diretto da Carolina Cavalli, con Benedetta Porcaroli, Lucrezia Guglielmino, Chris Pine, Marco Bonadei ed Eva Robin’s.
Trama:
Holly, ventotto anni, ha sempre creduto di essere la versione sbagliata di sé stessa, convinta che la vita non sia andata come avrebbe voluto. Quando incontra una bambina di nome Arabella, scappa via ogni certezza: Holly vede in lei la “sé stessa” di un tempo, una possibilità mancata, un’occasione per tornare indietro.
La piccola Arabella, insofferente al padre scrittore e determinata a vivere la propria ribellione, decide di assecondare la fantasia di Holly. Inizia così un viaggio strano e surreale, a metà strada tra una fuga, un’amicizia e un confronto con il passato.
Recensione
Scoprirsi adulti e non piacersi. Vivere la vita che da bambini non ci si era immaginati. Essere grandi ma desiderare di tornare indietro, correggere gli errori, riscrivere i rimpianti. È da questa tensione che nasce Il rapimento di Arabella, seconda prova registica di Carolina Cavalli, in concorso nella sezione Orizzonti di Venezia 82.
Dopo l’esordio fortunato con Amanda, la regista torna a collaborare con Benedetta Porcaroli, ormai alter ego ideale del suo cinema. Insieme presentano un film bizzarro, surreale, a tratti amaro e riflessivo. Se fossimo negli Stati Uniti lo definiremmo “indie”, in Italia resta qualcosa di difficilmente incasellabile.
Il film si apre con due prologhi: prima Arabella, bambina insofferente al peso del padre scrittore; poi Holly, studentessa di fisica e anima inquieta, sempre polemica e insofferente. Entrambe fuggono da qualcosa, ed entrambe si ritrovano casualmente davanti a un fast food. Da lì, parte un road movie contorto e folle, con un tocco quasi da Interstellar, in cui Holly vede se stessa nella bambina e Arabella decide di stare al gioco.
La sceneggiatura, però, non sempre regge: a tratti confusa, rischia di girare a vuoto e di perdere il filo della narrazione. Ciò che resta forte è il ritratto di una generazione che non smette di credere che la vita sia sempre altrove, migliore da un’altra parte.
Benedetta Porcaroli conferma la sua naturalezza nell’interpretare figure borderline, sgradevoli e irresistibili, esattamente come accadeva in Amanda. È il volto perfetto per incarnare un malessere giovanile che oscilla tra ironia e disillusione.
Alla fine, il rapimento di Arabella ci ricorda che non esistono salti temporali per correggere il passato, ma esistono salti emozionali: momenti in cui ci si riconcilia con chi eravamo. A volte basta un incontro improbabile, anche un rapimento, per farlo