Honey Don’t! è un film del 2025 diretto da Ethan Coen, sceneggiatura di Ethan Coen, Tricia Cooke, con : Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Chris Evans, Lena Hall, Charlie Day, Kristen Connolly, Don Swayze, Billy Eichner, Lera Abova, Talia Ryder, Gregg Binkley, Christian Antidormi, Kinna McInroe.
Trama:
Un incidente mortale – che di accidentale ha ben poco – sconvolge la tranquilla Bakersfield, in California. A indagare è la detective Honey O’Donahue (Margaret Qualley), che si ritrova presto coinvolta in un intrigo legato a una setta religiosa guidata dal carismatico e perverso pastore Dean (Chris Evans). Tra manipolazioni, sesso e violenza, Honey deve fare i conti non solo con i criminali di turno, ma anche con i fantasmi del proprio passato: un padre ingombrante e mai perdonato e una nuova, passionale relazione con una poliziotta (Aubrey Plaza). Tra ufficio, casa e chiesa, la detective riuscirà a far emergere la verità, senza mai rinunciare alla sua femminilità e al suo carattere diretto.
Recensione:
Presentato in anteprima mondiale a Cannes 2025, nella sezione di Mezzanotte, Honey Don’t!. È il secondo film diretto da Ethan Coen dopo la separazione dal fratello Joel. Il regista si avventura in un territorio insolito, costruendo un noir queer e femminista che dichiara apertamente di voler omaggiare il cinema di serie B, oggi rivalutato come genere cult.
Il progetto, pensato come parte di una trilogia, porta però con sé un rischio evidente: dopo decenni di successi e di uno stile registico preciso e riconoscibile, reinventarsi così radicalmente può significare mettere in gioco il prestigio accumulato. E in effetti, nonostante le buone intenzioni, il risultato è disomogeneo.
Honey Don’t! alterna momenti riusciti a passaggi dispersivi. Non mancano scene violente, quasi splatter, e sequenze di sesso lesbico piuttosto esplicite, pensate per scuotere lo spettatore e per consolidare l’identità queer del racconto. Tuttavia, lo sviluppo dell’intreccio appare lento e confuso, incapace di lasciare un segno davvero incisivo.
Il film si regge soprattutto sulla presenza magnetica di Margaret Qualley, sempre più lanciata verso ruoli complessi e centrali. L’attrice dimostra di avere le spalle larghe per reggere quasi da sola l’intero impianto narrativo, regalando a Honey una femminilità spavalda e irresistibile. Accanto a lei funziona bene anche Aubrey Plaza, credibile e intensa nel ruolo della poliziotta con cui nasce una breve, torbida relazione.
Gli uomini, invece, sono relegati a figure di secondo piano o volutamente sgradevoli. In particolare, Chris Evans sorprende in un ruolo atipico: quello del pastore Dean, leader di una setta manipolatrice, viscido e ossessionato dal sesso, che conferma la vena satirica del film contro i movimenti religiosi e le loro ipocrisie.
Se da un lato Coen costruisce un’opera elegante, curata nella messa in scena e piacevole da guardare, dall’altro questa stessa raffinatezza contrasta con il dichiarato intento di girare un “film di serie B”. Ne esce un prodotto formalmente ben confezionato, ma privo di quell’anima grezza e dirompente che avrebbe reso Honey Don’t!, davvero memorabile.
Conclusione:
Honey Don’t! è un esperimento interessante e coraggioso, ma più vicino a un esercizio di stile che a un noir capace di lasciare il segno. Un film che vive soprattutto della bravura di Margaret Qualley e Aubrey Plaza, ma che alla fine resta distante, freddo, incapace di coinvolgere fino in fondo.
