Ho visto un Re è un film del 2025 diretto da Giorgina Farina, sceneggiatura di Giorgia Farina, Franco Bernini, con : Edoardo Pesce, Sara Serraiocco, Marco Fiore, Blu Yoshimi, Lino Musella, Gabriel Gougsa, Gaetano Bruno.
Trama:
Ho visto un Re, diretto da Giorgia Farina, è ambientato in Etiopia nel 1936, durante la Campagna d’Africa. Al centro c’è Emilio (Marco Fiore), un bambino con una fantasia fuori dal comune.
Mentre intorno a lui la guerra e il regime fascista cambiano tutto, Emilio prova a vivere l’infanzia come un gioco, rifugiandosi in un mondo inventato che lo protegge dalle crudeltà degli adulti. Suo padre (Edoardo Pesce), fervente sostenitore del fascismo, vuole farne un perfetto piccolo balilla. Ma Emilio si ribella a quel modello.
Tutto cambia quando fa amicizia con Abraham Imirrù (Gabriel Gougsa), un guerriero etiope catturato e rinchiuso in una voliera nel giardino del Podestà. Mentre per gli adulti Abraham è un pericolo, Emilio lo vede come un eroe, quasi fosse Sandokan, la Tigre della Malesia. Da questo legame inaspettato nasce una storia che parla di libertà, scoperta e crescita.
Recensione:
Siamo agli inizi del regime fascista, un periodo che per vent’anni schiaccerà libertà e diritti in Italia. Ma Ho visto un Re non è solo un film storico: è una favola moderna, una storia di formazione, di coraggio e di resistenza raccontata con lo sguardo di un bambino.
Il fascismo viene mostrato in tutte le sue contraddizioni. Da un lato, c’è il padre di Emilio (interpretato da un convincente Edoardo Pesce), simbolo del fanatismo cieco; dall’altro il Podestà (Gaetano Bruno), ipocrita, viscido e pericoloso, perfetta incarnazione di un potere corrotto.
L’arrivo di Abraham, un diverso in un paese chiuso e ostile, mette in crisi l’intera comunità. Gli adulti reagiscono con paura, rabbia e pregiudizio. Blu Yoshimi interpreta una giovane donna che incolpa Abraham per la morte del suo fidanzato in guerra, mostrando quanto l’odio possa nascondere dolore non elaborato.
Emilio però guarda oltre. In Abraham vede un essere umano, non un nemico. Gli porta cibo, gli parla, lo ascolta. Con la sua innocenza e la sua gentilezza, riesce a fare quello che nessun adulto sa più fare: creare un ponte. Un legame vero.
La fantasia di Emilio rompe le gabbie. Letteralmente e simbolicamente. Abraham, da prigioniero in una voliera, diventa un simbolo di libertà e risveglia le coscienze sopite degli altri personaggi.
Il film racconta come, anche nei momenti più bui, si possa trovare la luce. Ho visto un Re è un film che parla di resistenza, di gentilezza, di umanità. Tre parole che, all’epoca, erano state cancellate.
Emilio rifiuta l’indottrinamento fascista. Non vuole essere un balilla. Si riconosce di più nello zio (Lino Musella, straordinario), figura positiva e libera, che lo invita a pensare con la sua testa, a guardare il mondo con i propri occhi.
Il film riflette anche sulla condizione delle donne sotto il regime, relegate a ruoli imposti. Sara Serraiocco e Blu Yoshimi donano ai loro personaggi profondità, crescita e una lenta presa di coscienza. Due percorsi diversi, ma entrambi segnati dalla voglia di riscatto e dalla conquista della propria voce.
Essere diversi non è e non deve mai essere una colpa. Ho visto un Re lo dice chiaramente, e lo fa con il linguaggio dei bambini: semplice, diretto, vero.
Il finale è forse un po’ ottimista, ma necessario. Ci ricorda che solo i bambini, liberi da odio e pregiudizi, possono davvero cambiare il mondo. A partire dalla fantasia e dalla gentilezza. Perché anche nel cuore della guerra può nascere una rivoluzione. Silenziosa, ma potente.