Come ti muovi sbagli -Regia: Gianni Di Gregorio -Sceneggiatura: Marco Pettenello, Gianni Di Gregorio
Cast: Gianni Di Gregorio (Professore), Greta Scarano (Sofia), Tom Wlaschiha (Helmut), Iaia Forte (Giovanna)
Trama
Cosa significa davvero essere felici? Per il Professore (Gianni Di Gregorio), settant’anni suonati, la serenità sembra finalmente conquistata: una bella casa, una pensione dignitosa, amici con cui ridere, una signora con cui condividere qualche giornata, un bicchiere di vino e un arancino come premio quotidiano. Insomma, il lusso di non doversi più occupare di niente e di nessuno. Ma la quiete dura poco. La figlia Sofia (Greta Scarano) piomba a casa con due vivacissimi bambini dopo aver scoperto che il marito Helmut (Tom Wlaschiha), anch’egli professore di letteratura, l’ha tradita con una studentessa. La vita del Professore si capovolge: silenzi interrotti da urla infantili, problemi domestici, tensioni sentimentali.
Tra un saggio sui Longobardi mai finito e il corteggiamento (mancato) di Giovanna (Iaia Forte), il protagonista si ritrova catapultato in un turbine di responsabilità, affetti e complicazioni. Scoprirà così che l’amore – in tutte le sue forme – porta sì sacrifici, ma anche la sensazione di vivere davvero.
Recensione
Quando ci si può dire felici? Avere una casa silenziosa, un bicchiere di vino e nessuno che disturba è davvero la formula magica?
Con Come ti muovi sbagli, film di chiusura delle Giornate degli Autori di Venezia 82, Gianni Di Gregorio continua il suo percorso coerente e riconoscibile: cinema garbato, ironico, leggero, malinconico.
Il suo professore incarna la filosofia della ritirata: non esporsi, non complicarsi la vita, sopravvivere al tempo con piccole certezze quotidiane. Ma il destino – e la famiglia – bussano alla porta. E quando entrano, non chiedono permesso.
La regia di Di Gregorio è essenziale, pulita, quasi dimessa. Lavora più sui silenzi che sulle esplosioni narrative, raccontando un uomo costretto, suo malgrado, a rimettersi in gioco come padre e nonno. Mai una scenata, mai una recriminazione: solo l’aplomb di chi accoglie e ascolta, pur sognando la pace perduta.
Il ritmo del film, però, a tratti si affloscia. L’intreccio procede su binari prevedibili, soprattutto nella parabola di Helmut, che si pente in modo un po’ forzato arrivando addirittura a promettere un pellegrinaggio a piedi dalla Germania. Greta Scarano è precisa e misurata, ma raramente esplosiva; Tom Wlaschiha fa il suo dovere; spicca invece Iaia Forte, l’unico personaggio davvero tridimensionale accanto a Di Gregorio.
Nonostante i limiti, come ti muovi sbagli resta un film coerente con il mondo del suo autore: un’osservazione affettuosa e ironica sulla famiglia, quell’istituzione che ci schiaccia e ci salva, che logora e insieme ci rende vivi.
Conclusione
Come ti muovi sbagli è una commedia agrodolce che parla di risveglio emotivo, di perdono e soprattutto di quella verità banale eppure universale: la famiglia è faticosa, ingombrante, spesso insopportabile. Ma quando ce l’hai, capisci che non ne puoi fare a meno.
Gianni Di Gregorio firma così un altro piccolo film, forse prevedibile, forse troppo lineare, ma sincero, umano e capace di ricordarci che la felicità non è nell’isolamento, ma nella fatica condivisa di stare insieme.