Lo abbiamo già scritto in precedenti cartoline: un festival diventa una gigantesca bolla. Una capsula sospesa nel tempo e nello spazio, che per dodici giorni ci separa dal mondo esterno.
L’inviato, novello Fantozzi in maglietta stropicciata, comincia a percepire i segni tipici dello sfasamento: perdita della cognizione del tempo, disorientamento climatico, ritardi cronici nel rispondere ai messaggi. Reagisce con una scrollata di spalle.
Che importa se fuori da qui incombe la terza guerra mondiale? Qui si combatte per ben altro: un biglietto per la première del primo film da regista di Kristen Stewart o in alternativa il documentario su Bono. Basta esserci!
Se il mondo là fuori brucia, qui si brucia… di bile. Per non aver incrociato Pedro Pascal. Perché Emma Stone, sempre bravissima, si concede al pubblico con la stessa generosità di una stitica
L’inviato segue ormai un solo calendario: quello delle proiezioni. Le telefonate a casa si fanno sempre più rade, più brevi, più stanche. Poi, arriverà il silenzio. E allora, dalla Croisette, sarà solo un’eco.
A quel punto, la RAI manderà in onda una puntata speciale di Chi l’ha visto?, con Federica Sciarelli in diretta da Cannes.
Va detto però: a Cannes, il rincoglionimento temporale è giustificabile, quasi inevitabile.
Nel mio caso, il problema è diventato stagionale. Quindi faccio un appello alla rovescia: cara Sciarelli, rassicuri i miei cari. È tutto sotto controllo. Niente di nuovo sotto il sole (o sotto il rincoglionimento) di Cannes.
Quarta giornata: finalmente un po’ di cinema
Concorso ufficiale
La petite sœur di Hafsia Herzi – Biglietto: pomeridiano
È possibile conciliare fede religiosa e identità sessuale? Il coming out sofferto e apparentemente impossibile di Fatima, in una storia sincera, dolente e personale.
Eddington di Ari Aster – Biglietto: omaggio
Il 2020 non lo dimenticheremo mai. Aster costruisce un microcosmo denso, riflessivo, in cui rivivono le contraddizioni di un’umanità in pausa forzata. Peccato per una seconda parte che perde coesione e direzione.
Quinzaine des Réalisateurs
Her Will Be Done di Julia Kowalski – Biglietto: neanche regalato
Annunciato come horror autoriale, femminista, disturbante. Ma niente di tutto ciò si è visto sullo schermo. Novanta minuti di grande disillusione.
Fine del quarto giorno. Scusate… ma di quale anno, esattamente?