Finalmente ci siamo.
È il D-Day degli inviati.
No, il Festival non è finito. Ma siamo al giro di boa!
Dal punto di vista psicologico, per gli inviati ha inizio il lento, inesorabile “rompete le righe”.
Lo sbraco può ufficialmente iniziare.
Generalmente, i direttori artistici si giocano le cartucce migliori durante la prima settimana. I media internazionali azzannano l’osso per sette giorni, poi scappano via.
L’atmosfera è più rilassata, si respira lo sbracamento nell’aria: i volti si distendono, non c’è più l’ansia di alzarsi alle 7 del mattino per prenotare un film tanto ricercato quanto, spesso, deludente.
Si smette anche di supplicare le nomination agli uffici stampa internazionali.
Nella seconda settimana di Cannes, le priorità cambiano: l’inviato punta tutto sul pranzo offerto dal sindaco (un pasto tiepido e vagamente commestibile non si rifiuta mai) e sul ritiro dell’annuale posteriore del Festival.
Finalmente si può russare in sala senza troppi sensi di colpa.
Le recensioni? In gruppo o con l’A.I.
Cannes resta Cannes: ci si sbraga, ma con eleganza.
Il pericolo, però, è sempre dietro l’angolo. Relax, sì… ma vietato distrarsi. L’ira del direttore non perdona.
Oggi abbiamo visto solo due film, ma di peso.
Concorso ufficiale
Un Simple Accident di Jafar Panahi
Il biglietto: Sempre
Il passato può tornare a bussare, anche con un semplice incidente stradale.
Panahi sorprende Cannes con una storia universale sospesa tra vendetta e pacificazione.
Palma d’Oro in vista?
Un Certain Regard
Alisha Can’t Fly Away di Morada Mostafa
Il biglietto: Sempre
Sempre sia lodata la badante.
Preziosa, silenziosa, invisibile… anche in Egitto.
La fiducia è tutto nella vita. Alisha lavora nell’ombra, ma attenzione: mai lasciare le chiavi di casa in giro. Potreste avere una spiacevole sorpresa.
L’ottavo giorno è finito. Non sbracatevi troppo a casa…