È uno di quegli appuntamenti che sembrano usciti da un’altra epoca – quella in cui il cinema faceva ancora battere il cuore e le serate d’estate finivano tra applausi sinceri e luci calde sul volto delle star. A Taormina succede ancora, e quest’anno è successo meglio del solito.
Nel Teatro Antico, dove ogni parola ha un’eco lunga tremila anni, Martin Scorsese riceve il Lifetime Achievement Award e con la voce che trema appena dice:
“Ogni volta che sono in Sicilia, il tempo si ferma. E all’improvviso siamo qui – ma potrebbe benissimo essere mille anni fa”.
È cinema allo stato puro: emozione, tempo, memoria. Lui, che da sempre racconta tormento e grazia, conquista anche la platea con lo sguardo.
Serena Rossi sale sullo stesso palco e canta una canzone da Frozen. Sorride, saluta, si commuove. Riceve il Taormina Special Award con Omaggio Disney, ma è come se tutta la sua carriera – tra musical, cinema e tv – si riassumesse lì, in una voce che “fa casa”. “Il mio sogno? Continuare a raccontare storie, finché c’è qualcuno che vuole ascoltarle”, dice.
Helen Hunt, intensa e fragile, ritira il Excellence Award dalle mani di Billy Zane. Dedica il premio alla sua storica produttrice:
“Ha supportato ogni iniziativa creativa che ho osato intraprendere per 32 anni”.
La voce è ferma, lo sguardo sincero. Il teatro si alza in piedi.
E poi Geoffrey Rush, il più teatrale di tutti, che riceve il Taormina Arte Award e ironizza:
“Un attore è solo un giocoliere con il cachet migliore”.
Lo dice ridendo, ma a guardarlo negli occhi, sembrava quasi ci credesse davvero.
La serata vola via tra parole che lasciano il segno, luci che disegnano sogni e un pubblico che, almeno per un attimo, sembra ancora capace di incantarsi. E in fondo, è proprio questo che dovrebbe fare un festival: farci credere ancora in qualcosa che valga la pena applaudire.
📎 Fonte: Ciakdaily