Ogni fine anno ci facciamo promesse solenni: migliorare, cambiare, diventare persone nuove. Promesse che, puntualmente, si infrangono già al primo di gennaio.

L’inviato  ai festival del cinema non è diverso. Quando il 31 luglio cala il sipario sulla stagione cinematografica, si concede il lusso di immaginare ferie vere: niente email, niente uffici stampa, niente proiezioni. Ma quelle promesse hanno lo stesso valore delle parole dei marinai a ogni porto: suggestive, ma prive di fondamento.

Perché la stagione dei festival non finisce mai davvero. Non appena Alberto Barbera annuncia l’ultimo titolo della Mostra di Venezia, comincia il periodo più isterico, buffo e snervante dell’anno: l’attesa del Lido.

Dopo dieci anni posso dirlo con certezza: l’inviato festivaliero in vacanza è una creatura bizzarra.

  • Il pesce fuor d’acqua. Giura di staccare la spina, ma passa agosto in apnea, incapace di godersi mare o montagna, trasmettendo ansia a partner e amici.

  • Il clandestino. Finge di riposare, ma di nascosto invia mail, studia gli uffici stampa, abbozza scalette di lavoro, sempre con il terrore di essere scoperto dal partner armato di lista infinita di incombenze domestiche.

  • L’ansioso cronico. Non stacca mai. Scrive richieste di interviste anche a Ferragosto e presidia Roma in attesa delle proiezioni di cortesia.

E proprio queste proiezioni, le famigerate anteprime carbonare, sono la leggenda nera di ogni estate festivaliera. Ufficialmente non esistono, ufficiosamente tutti le conoscono. Nessuno le ammette, ma guai a mancarle: se non ci sei, sei fuori dal giro. È qui che nascono i veri “fichi del bigoncio”: inviati che misurano la propria importanza in base alla loro presenza a questi appuntamenti segreti.

Poi, una volta arrivati al Lido, la partita si sposta altrove: gli inviti alle feste. Il potere si conta a colpi di liste d’ingresso e biglietti glitterati, in una giostra dove chi resta fuori si sente invisibile.

E non è finita. Una settimana prima dell’inizio della Mostra comincia la vera guerra: le prenotazioni su Vivaticket. Un duello di nervi fatto di refresh compulsivi e allarmi impostati di notte. Si chiude “al canto del gallo”, quando l’inviato, esausto, riesce a strappare il suo posto in sala.

In tutto questo caos, l’inviato festivaliero non sa e non vuole rilassarsi. Non cerca vacanze, ma sopravvivenza. Ogni anno mi prometto che sarà l’ultima volta, e ogni anno disattendo la promessa. Perché sì, la Mostra non è ancora cominciata e io sono già stanco, provato, nevrotico… ma anche felice. Felice di esserci, di osservare, di raccontare.

Le mie cartoline dal Lido stanno per cominciare.
E voi? Siete pronti?

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Roberto Sapienza
Non chiedete ad un nevrotico egocentrico  di scrivere la proprio bio. Sono Roberto Sapienza, sono un diversamente  ignorante. Leggetemi e forse capiremo chi sono

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