“Sono un professionista io, mica un marchettaro!”
Non ricordo se fosse un personaggio di un film o di una serie tv a urlarlo con orgoglio. Di certo, all’epoca non avrei mai immaginato che, riascoltata oggi, quella frase mi avrebbe fatto sorridere.
Perché la parola marchetta ha smesso di avere soltanto un’accezione negativa. Un tempo evocava solo il compenso di una prostituta, oggi invece si è evoluta. In un mondo dove tutto si compra e si vende, anche il “marchettaro” ha trovato la sua nuova dignità.
Anzi, a ben guardare, oggi i veri marchettari sono gli influencer: rispettati, pagati e osannati. Non ve lo aspettavate? Beh, neppure io. Ma se i valori non contano più, perché mai una critica cinematografica dovrebbe essere sincera?
L’inviato festivaliero, un tempo figura centrale, si è trasformato in un venditore stanco, costretto a prestare la sua penna (e il suo volto) agli uffici stampa e alle distribuzioni. Scrive ciò che gli si chiede, con la stessa convinzione di chi timbra un cartellino. Non è ancora ufficialmente un venduto, ma ci gira molto vicino.
Peccato che questo mercato sia al ribasso: contano più i volti giovani, meglio se femminili e fotogenici, piuttosto che un testo ben scritto e congiuntivi al loro posto. Il mondo è alla rovescia, ma non nel senso di certi generali da prima pagina. Oggi vale la regola: dimmi quante marchette fai e ti dirò quanto vali.
Il “marchettaro” si illude di essere rilevante. L’inviato festivaliero sogna ancora in grande, ma la sua categoria è ormai in continua involuzione.
Concorso
Le Mage du Kremlin di Olivier Assayas
Se Putin è diventato Putin, lo deve a sé stesso ma anche al suo “mago”: Vadim Baranov, scrittore e comunicatore che ha reso possibile l’ascesa mediatica dello Zar. Sulla carta è interessante, ben diretto e ben recitato. Ma resta il paradosso: regista francese, attori europei e… tutto girato in inglese.
Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch
Jarmusch ci fa ridere amaro sulle famiglie disfunzionali, con uno sguardo tenero verso i figli. Il resto è meglio non dirlo.
Orizzonti
Un anno di scuola di Laura Samani
L’anno della maturità è raccontato come il più intenso ed emozionante, soprattutto se arriva una nuova compagna dalla Svezia. Un film leggero, da vedere una sera comodamente su Netflix. Il Maestro di Andrea Di StefanoFuori Concorso
Per i cinesi la migliore difesa è l’attacco. Per Raul “Maestro” Gatti, invece, bisogna accorciare e colpire. Il film apre mille piste, forse troppe, ma lascia una certezza: la lezione più importante è scegliere da soli il proprio destino, sul campo e nella vita.