La terza stagione di Call My Agent – Italia segna un nuovo capitolo per l’agenzia CMA e per i suoi protagonisti. Dopo le turbolenze delle prime due stagioni, ritroviamo Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico alle prese con la propria idea di successo, amore e sopravvivenza nel mondo dello spettacolo. Alla regia torna Simone Spada, mentre la sceneggiatura di Federico Baccomo continua a mescolare commedia brillante e malinconia con un equilibrio tutto italiano. Dal 14 novembre su Sky e in streaming su Now.

Trama

La terza stagione si apre con un grande vuoto: la scomparsa di Elvira (Marzia Ubaldi) lascia l’agenzia CMA senza la sua guida morale. I suoi collaboratori si ritrovano così a dover ridefinire ruoli, equilibri e ambizioni in un mondo dello spettacolo sempre più imprevedibile. Mentre tentano di mantenere in piedi l’agenzia, tra nuovi clienti e vecchi dissapori, ognuno affronta la propria crisi personale: chi insegue il riconoscimento, chi l’amore, chi semplicemente un posto stabile in un sistema che cambia ogni giorno.
Nel frattempo, un’ondata di celebrità italiane – da Luca Argentero a Miriam Leone, passando per Michelle Hunziker, Ficarra & Picone e persino il cast di Romanzo Criminale – entra ed esce dagli uffici della CMA, portando con sé autoironia, imprevisti e tanto caos.

3 Motivi per guardare la terza stagione di Call My Agent Italia

1. Crescita emotiva e maturità narrativa

La terza stagione abbandona un po’ della frenesia comica delle origini per esplorare le fragilità personali degli agenti. Il lutto per Elvira diventa una metafora perfetta del passaggio alla “fase adulta” della serie: ognuno dei protagonisti deve reinventarsi, ridefinire il proprio posto nel mondo dello spettacolo e nella vita privata. Questa scelta dona profondità e autenticità alla narrazione, senza perdere il tono brillante che la contraddistingue.


2. Guest star e meta-ironia sempre più affilate

Come nelle migliori stagioni del format francese, anche qui le guest star italiane si prendono in giro con eleganza, mostrando un lato più umano e divertito del nostro cinema.
La scrittura gioca con il confine tra realtà e finzione: attori che interpretano sé stessi ma mettono in scena le proprie nevrosi, vizi e paure.


3. Roma protagonista e regia più curata

La regia di Simone Spada eleva la serie dal semplice “ufficio comedy” a una commedia corale visivamente raffinata. Roma non è solo sfondo, ma parte integrante del racconto: dalle terrazze ai set cinematografici, la città diventa lo specchio di un mondo in cui realtà e rappresentazione si confondono. L’uso della luce, i tempi più dilatati e la cura estetica contribuiscono a dare alla stagione un tono più cinematografico, mature e riconoscibile.

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Federica Rizzo
Campana doc, Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione. Mi auguro sempre di fare con passione ciò che amo e di amare follemente ciò che faccio.

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