Cosa significa essere normali? Esiste una definizione univoca di “normalità”?Non la troverete in nessun manuale di psichiatria.
Il concetto è così soggettivo – e spesso controverso – che perfino gli psichiatri lo evitano. Ma se già parlare di normalità è scivoloso in generale, applicarla al genere degli inviati cinematografici diventa quasi comico. Immaginate un alieno che atterra oggi a Cannes. Dopo aver dato un’occhiata in giro, probabilmente farebbe dietrofront immediato.
Da una parte, un’orda di persone che urla, ride, discute, impreca in gruppo o da soli, commentando un film appena visto o un’intervista negata, ignorando beatamente un mare calmo, una spiaggia invitante e un sole più che discreto. Dall’altra, un esercito silenzioso seduto davanti ai laptop: digitano senza sosta, immersi in un brusio costante che rende la concentrazione un’impresa. Ma scrivono comunque. Cosa scrivano, resta un mistero. L’unica certezza è che il ritmo della giornata è scandito dalle pause caffè e sigaretta. Il mare è sempre lì, a pochi passi.
E poi c’è la sala cinematografica. Giornalisti e critici sono riusciti a conquistarsi un posto a suon di gomitate e biglietti soffiati. Entrano baldanzosi, pronti a dispensare sguardi severi e ramanzine a chi osa guardare il cellulare per prenotare un altro film. Il film inizia. Dopo pochi minuti, ecco il critico più rigido crollare in un sonno rumoroso, tale da coprire le voci degli attori. Una maschera si avvicina, lo sveglia e lo invita cortesemente a uscire. La risposta? “Ma come si permette! Sto lavorando”.
E poi ci sono io.
Nel caos generale, provo disperatamente a vedere, scrivere, mangiare e dormire, tentando di non invertire l’ordine delle azioni. Perché so che, se dovesse succedere, finirei nel girone infernale dei recuperi stampa.
Cannes – Giorno 3
Il terzo giorno è partito a razzo.
Fuori concorso
Alle 8:30 del mattino, attesissima proiezione di Mission Impossible: The Final Reckoning. Il vero titolo? Mission Impossible: fermare Tom Cruise mentre corre. Forrest Gump potrebbe fargli causa per plagio.
Concorso
- Dossier 137 di Dominik Moll – proiezione pomeridiana. Si può davvero parlare di Stato di diritto se chi lo rappresenta gode di ogni tipo di impunità?Domanda urgente. E intanto Léa Decker sembra lanciata verso una candidatura alla Palma d’Oro come miglior attrice.
- Sirat di Olivier Laxe – anche questo, nel pomeriggio. Rave nel deserto, musica a tutto volume, tempeste di sabbia, un padre in cerca della figlia. Un mix inedito e sorprendente, che funziona sia visivamente che narrativamente. Ma una domanda sorge spontanea: chi va ai rave… ha problemi d’udito?
Il terzo giorno è andato.
E secondo voi, esiste davvero la normalità in un Festival?