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😕 Biglietto: Omaggio

L’Orto americano è un film del 2024 diretto da Pupi Avati, con Filippo Scotti, Rita Tushingham e Chiara Caselli.


Trama: tra amore, ossessione e mistero

Bologna, 1945. Alla vigilia della Liberazione, un giovane scrittore dall’animo inquieto incrocia lo sguardo di un’ausiliaria americana dal barbiere. L’infatuazione è immediata e profonda, ma il destino li separa. Anni dopo, l’uomo parte per gli Stati Uniti deciso a scrivere il suo romanzo definitivo e, forse, a ritrovarla.

Giunto in una cittadina del Midwest, scopre che la sua vicina è un’anziana donna che ha perso le tracce della figlia. Dall’orto della donna, ogni notte, provengono urla agghiaccianti. Convinto che la ragazza scomparsa sia proprio la sua amata Barbara, lo scrittore si addentra in un’indagine che lo porterà a scoperte sconvolgenti.


Recensione: 

Negli ultimi anni, i film di chiusura della Mostra del Cinema di Venezia sono stati spesso deludenti. Purtroppo, L’Orto americano non fa eccezione.

Tratto da un romanzo dello stesso Pupi Avati, il film soffre di una sceneggiatura fragile e disordinata. I personaggi appaiono poco approfonditi, mentre la trama si sviluppa senza creare una vera connessione emotiva con lo spettatore. L’intento di mescolare crime, thriller psicologico e horror si perde in un racconto privo di tensione e incisività.

Uno dei momenti più disturbanti del film è la scoperta, da parte del protagonista, di un barattolo contenente resti umani sepolto nell’orto della vicina. Tuttavia, l’indagine che ne segue appare approssimativa e poco credibile, anche contestualizzandola negli anni ’40.

Filippo Scotti: una prova deludente

Dopo il successo in È stata la mano di Dio e Un’estate fa, Filippo Scotti qui fatica a entrare nel personaggio. Il suo giovane scrittore tormentato risulta spaesato e poco convincente, ben lontano dalla sua abituale zona di comfort attoriale.

 foto di Ettore Ferrari

Regia e stile: il marchio di Avati non basta

Visivamente, L’Orto americano mantiene una regia solida e una fotografia curata, con atmosfere cupe e una messa in scena classica. Tuttavia, questi elementi non bastano a risollevare un film che manca di mordente e che, probabilmente, verrà presto dimenticato.


Conclusione

Nonostante un’idea di partenza interessante e il tocco inconfondibile di Pupi Avati, L’Orto americano si rivela un film poco riuscito, privo della profondità psicologica e della tensione necessarie per un crime-horror efficace. Una vera occasione mancata per il cinema italiano.


 


 

 

 

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Roberto Sapienza
Non chiedete ad un nevrotico egocentrico  di scrivere la proprio bio. Sono Roberto Sapienza, sono un diversamente  ignorante. Leggetemi e forse capiremo chi sono

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